Caruso: chiamata anticipata

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Museo Enrico Caruso, costume per opera “I Pagliacci”    

2 Piccola Clown

  “Piccola Clown” di Beatrice Brandini

A Lastra a Signa, vicino Firenze, c’è una perla di rara bellezza, Villa Bellosguardo, una splendida dimora circondata da un parco immenso, ricco di oliveti toscani, caratterizzata da bellissime sculture barocche, da un magnifico giardino all’italiana, e da molto altro….  Questa è la sede del Museo Enrico Caruso, luogo dove il tenore visse negli ultimi anni della sua straordinaria ma breve vita.

E’ un luogo davvero magico, dove si respira la bellezza, il gusto, il talento…., ma soprattutto la storia di un italiano UNICO e speciale che da Caserta arrivò in tutto il mondo…. Non sapremo mai il motivo preciso per cui  Caruso scelse di acquistare la sua casa qui, sulle colline appena fuori Firenze, certamente gli abitanti di Lastra a Signa devono sentirsi fortunati e onorati per aver ospitato un personaggio come lui….

Non sono appassionata di musica lirica, né una che ha la conoscenza per parlarne, ma apprezzo il talento, ovunque e comunque si manifesti. Per questo non posso che riconoscerne tanto al grande Enrico Caruso, e sempre per questo, aver sentito l’esigenza di parlarne in un post.

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Parco di Villa Bellosguardo

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Scorci di Villa Bellosguardo

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Facciata lato sinistro e giardino di Villa Bellosguardo

Il museo raccoglie una quantità incredibile di cimeli, perfettamente conservati, donati dall’Associazione Museo Enrico Caruso di Milano, che testimoniano la vita di una voce incredibile,  amata e seguita ovunque. Tutto qui, dall’esterno, un magnifico giardino e parco, all’interno, le sale del museo, sono visioni meravigliose,  non è necessario essere degli estimatori del genere per apprezzarne tutta la bellezza.

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Ingresso al Museo 

Ada Giachetti    10

Ritratto di Ada Giachetti, A. Galli, 1907          Corridoio principale del museo

Enrico Caruso nacque nel 1873 a Napoli, anche se originario di un paesino, Piedimonte d’Alite,  in provincia di Caserta. Di umili origini non rinnegò mai il suo passato, ma anzi, per tutta la sua vita rimase modesto, privilegio degli animi più nobili, dedicandosi al lavoro in maniera seria e quasi maniacale, pretendendo molto da se stesso, anche perché quello stesso lavoro (anche se in realtà si trattò di un “dono”, la sua voce), gli aveva dato fama e ricchezza e pertanto ne era consapevole e riconoscente.

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Camera da letto del tenore, all’interno del Museo Enrico Caruso

Iniziò a cantare a Caserta, poi a Trapani e Palermo, a Livorno, dove conobbe Puccini, fin al Lirico di Milano per volere dell’editore Sonzogno. Poi vennero le trasferte in Russia (nel museo sono esposti alcuni pezzi in argento di un servizio di posate donato dallo Zar Nicola in occasioni delle sue apparizioni a San Pietroburgo) e in Francia. Alla Scala di Milano debuttò con “La Bohème” di Puccini diretta da Toscanini, il successo delle repliche fu così incoraggiante che Caruso decise di debuttare al San Carlo di Napoli, era il 1901, con “L’elisir d’amore”.

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Costumi di scena: vestaglia di Otello, costume di Canio per Pagliacci; kimono indossato da Caruso per la parte di Osaka al Metropolitan di New York, opera Iris

Era emozionato di cantare nella sua città, felice come un bimbo alla recita scolastica davanti ai genitori. Si narra che alcune ore prima del suo debutto si recò nella parte alta di Napoli, a San Martino, per rivedere la fontana che lui stesso aveva forgiato quando faceva l’operaio…. Purtroppo però a Napoli il debutto non andò come il previsto… Un nobile, Il Principe di Castagneto, offeso dalla generosità del tenore (Caruso aveva regalato dei biglietti ad amici) e soprattutto dalla sua indipendenza (il maestro non lo aveva omaggiato all’inizio dello spettacolo), orchestrò ad arte dei fischi…. , era infatti  il Principe e nessun altro, a decretare il successo o l’insuccesso di un opera. Caruso amareggiato giurò di non voler mai più  tornare a Napoli.

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Cimeli esposti al museo, dischi e smoking di scena…

Ma da questo episodio arrivarono scritture dal Covent Garden di Londra, dal Principato di Monaco e dal Metropolitan di New York… anche questo fatto dovrebbe farci capire che da una sconfitta, oltretutto immeritata come questa, possono nascere altre occasioni, a volte anche più belle ed importanti….

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Grammofoni esposti al museo

Altri grandissimi successi furono ottenuti a Parigi, San Francisco, in Inghilterra, Ungheria, Germania…. ed ancora Città del Messico, Buenos Aires, Canada. A New York lo decretarono come il più grande tenore di tutti i tempi. Possiamo infatti affermare che la grande notorietà di Caruso fu ottenuta grazie soprattutto all’America, un paese che spesso  riconosce il talento, anche quando non è scontato, e soprattutto regalando delle occasioni importanti a chi non le avrebbe mai…

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Caricature per mano dello stesso Caruso, bravo e ironico vignettista.   Testi, spartiti e brochure delle opere interpretate dal maestro

Verso il 1920 cominciò a sentirsi meno bene e a nutrire il desiderio di tornare a casa. Un giorno,  mentre faceva una crociera, rivide il golfo di Napoli e sebbene avesse giurato di non cantarci mai più, scese dalla banchina e pianse…. Un brutto male lo aveva colpito e cosciente di ciò si fece portare prima a Sorrento e poi a Napoli, alle prime luci dell’alba chiese a sua moglie di fargli vedere ancora una volta Napoli invasa dal sole…. “voglio vedere la mia città” le disse…, forse ricordando la sua infanzia di bambino comunque felice e consapevole di avere un dono meraviglioso, la sua voce. Morì solo poche ore dopo….Era il 1921 e aveva solo 48 anni.

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Porta lignea tutta intagliata di una sala del Museo, teche e quadri con cimeli di vita del Maestro

Enrico Caruso è uno degli italiani più famosi al mondo, la sua eredità vive e vivrà per sempre, al di là di ogni celebrazione…

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Ritratto di Caruso e quadro con ricami ed elenco opere interpretate dal tenore

La tua chiamata è stata anticipata…. , probabilmente anche lassù volevano osservarti da vicino ed ascoltare la tua magnifica voce.

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Altri scorci di Villa di Bellosguardo

Non è un caso che uno dei nostri più grandi cantautori, Lucio Dalla, recentemente scomparso, gli abbia dedicato una canzone, fra le più belle di sempre “Caruso”

Qui dove il mare luccica
e tira forte il vento
su una vecchia terrazza davanti al golfo di Sorrento
un uomo abbraccia una ragazza
dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto

Te voglio bene assai
ma tanto tanto bene sai
e’ una catena ormai
che scioglie il sangue dint’ e’ vene sai

……………..

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Panoramiche dal parco…

Villa Bellosguardo lato dx    31

Panoramiche dal parco…

Continuando a passeggiare per questo fantastico parco, dopo la visita al museo, mi imbatto in un vecchio pozzo, situato su un fianco della villa e come un bambino, il primo desiderio che mi viene in mente è quello di riportare in vita il tenore, affinché, anch’io che me lo sono perso, possa avere il privilegio di ascoltarlo e ringraziarlo della sua bravura con uno spontaneo lancio di fiori sul palco.

Pozzo VB    Busto di Caruso

Pozzo nel parco                                                         Busto di Caruso di F. Cifariello

Il tenore era innamorato di villa Bellosguardo, dopo ogni rappresentazione ci tornava felice a ritrovare le sue cose, riprendersi affetti e vita privata, adesso che anch’io l’ho visitata bene non posso che essere d’accordo, è un posto incantevole,  un paradiso naturale, ed anche la posizione in cui è situata è stupenda, l’ideale per ritemprarsi e rilassarsi dopo la fatica.

Rosa museo

Un omaggio a Caruso nel museo

Tutti siamo di passaggio, ma c’è chi lascia un segno più marcato degli altri, questo è il caso del grandissimo Enrico Caruso.

Arrivederci Maestro e Grazie per le emozioni che ci hai regalato con la tua voce.

“La soprano” di Beatrice Brandini

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Targa del Museo Enrico Caruso e Stendardo

Buona vita a tutti!

Beatrice

 

 

2 commenti su “Caruso: chiamata anticipata

  1. Gent. le sig. ra, voglio esprimerLe gratitudine per la sua opera meritoria che rende noti ai più luoghi di cultura e d’arte spesso sconosciuti e trascurati dal grande pubblico. Lei rivolge attenzione anche a quelle che un tempo si sarebbero definite arti minori e che adesso sentiamo come importanti espressioni della creatività. In una trasmisione televisiva il critico F. Daverio ha evidenziato che a Firenze non ci sono solo gli Uffizi ma altri 40 importanti sedi espositive, mi chiedo se non abbia utilizzato il suo blog per fare questo computo.

    Complimenti e cordiali saluti.

    Renzo Santi

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