Modigliani: grazia e tormento, arte e poesia

Manifesto mostra rit

 Manifesto della mostra

Anais

“ANAIS”  di Beatrice Brandini

A Milano, a Palazzo Reale, si potevano ammirare i capolavori della collezione Netter, ovvero una raccolta di quegli artisti che vissero a Parigi agli inizi del ‘900, come Modigliani, Soutine, Utrillo, Suzanne Valadon, ecc.

Le opere esposte sono indubbiamente belle, ma anche importanti per l’arte successiva e per tutta l’arte moderna. Come scrive il curatore della mostra Marc Rastellini “questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. La loro arte non è polacca, russa, italiana o francese, ma è assolutamente originale”.

Nello specifico ho voluto parlare di Modigliani, un artista che amo da sempre e che ho scoperto da bambina con il mio papà, visitando una mostra a Venezia incredibilmente bella.

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Amedeo Modigliani in studio

Modigliani nasce a Livorno il 12 luglio del 1884. Famiglia in origine benestante ma successivamente colpita da disastri finanziari, non conformista, la madre, come le sorelle e i fratelli, sono importanti nella formazione del giovane Modigliani (è il figlio più piccolo), tutti colti ed ognuno incline a seguire le proprie passioni, politiche, letterarie, filosofiche. È soprattutto una zia, Laura, a indottrinare il giovane nipote alla filosofia nietzschiana, con la sua interpretazione dell’uomo “come una corda tesa fra la bestia e il Superuomo” . Concetto caro all’artista e che sicuramente lo influenza nella ricerca di una vita “elevata”,  caratterizzata, purtroppo, anche dalla costante presenza di alcool e droga.

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A. Modigliani, Cariatide (blu), collezione privata

Già giovanissimo chiede alla madre di poter prendere lezioni di disegno; successivamente si narra che durante il delirio di una febbre tifoidea le strappò la promessa di poter abbandonare gli studi per dedicarsi completamente all’arte. Alla fine del ‘900 l’ennesima pleurite si trasforma in tubercolosi, spingendo la madre ad accompagnare il figlio al Sud. Ebbene Amalfi, Capri, Napoli, nonché Roma e Firenze, saranno fondamentali per Modigliani, sia come formazione culturale ed artistica (a Roma passerà l’inverno a copiare statue), sia come apertura mentale, Livorno da quel momento gli apparirà provinciale e riduttiva. Dice all’amico Oscar Ghiglia: ” sono ricco e fecondo di germi oramai ed ho bisogno dell’opera”, un bisogno che il giovane Modigliani sente di poter realizzare solo a contatto con la modernità. Andrà prima a Venezia e poi, nel 1906, a Parigi.

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A. Modigliani, Jeanne Hébuterne con cappello, particolare, 1917

Parigi era per tutti gli inquieti, profeti, artisti, il luogo ideale per cercare la propria vocazione. Modigliani capì subito che qui il suo genio “folle, stravagante, sregolato….”, poteva sentirsi compreso. In quegli anni a Parigi c’erano Cézanne, Picasso, Matisse, nonché Brancusi con cui inizierà subito a collaborare. Tuttavia le correnti o  i manifesti, come quello cubista (anche Severini gli chiese di aderire al Futurismo), non fanno per lui, lui che si vuole sentire libero, non  “costretto” in alcuna corrente artistica.

In sé c’era già tutto, grazie soprattuto alla sua  italianità e grande cultura, arte primitiva, bizantino, gotico, romanico….

La svolta nella vita artistica di Modigliani, la si deve all’incontro con i fratelli Alexandre, i quali, oltre a comprare alcune opere dell’artista, garantendogli una minima  “sopravvivenza” economica, gli offrirono un posto in cui vivere e dipingere. Fu proprio Paul Alexandre ad introdurre Modigliani all’arte primitiva, scoperta che gli consentì nuovi sviluppi artistici.

A Parigi però l’oppio, il vino e l’hascish diventano inseparabili compagni di Modigliani, compromettendo una salute già precaria. Inoltre con il passare del tempo non riusciva a sfondare, né a convincere critici e compratori. Le sue condizioni economiche erano drammatiche, ma nonostante questa precarietà continuava a dipingere, disegnare, scolpire….

Modigliani Ritatto di bambina

A. Modigliani, Ritratto di bambina

Fu Léopold Zborowsky a proporre il primo contratto all’artista livornese, era il 1916. Da questo incontro la produzione di Modigliani diventa più serena, molteplici sono i ritratti di questi anni ad amici e conoscenti. Il 1915 è la stagione dei Ritratti, il 1917/18 quella dei magnifici Nudi.

A Parigi ha numerose avventure sentimentali, alcune brevi e superficiali come quelle con le tante modelle che ritrae, ma  nel 1917 incontra la giovane Jeanne Hébuterne, con la quale va a convivere  e che nel 1918 lo farà diventare padre.

Nel 1919 finalmente comincia a raccogliere quei consensi tanto desiderati e sicuramente  dovuti, tuttavia la tubercolosi lo sta consumando, morirà da lì a poco, nel 1920. La sua amata Jeanne, innamoratissima e distrutta dal dolore, lo seguirà due giorni dopo suicidandosi.

Dopo la morte la sua arte è oggetto di falsificazioni, e quindi di un interesse immediato.

Nudo seduto su un divano

A. Modigliani, Nudo seduto su un divano, 1917, collezione privata, Parigi

Era ritenuto da molti, Brancusi su tutti, un grande disegnatore, poiché riusciva con un semplice e unico tratto, volumetrico e bidimensionale, a catturare sensibilità e psicologia del soggetto; tuttavia il suo amore più grande era per la scultura. Sua figlia Jeanne ricorda che quando tornava a Livorno si precipitava a Carrara in cerca di marmi, anche se il costo degli stessi, nonché un fisico provato da profonde sofferenze, lo traghettarono verso il legno. Aveva spesso bisogno di conferme, si narra che Modigliani un giorno chiese un giudizio sulle sue sculture agli amici (o nemici) di un tempo, proprio a Livorno, questo fu così negativo da indurlo a gettarle tutte nel canale e a chiudere definitivamente con la scultura. Sto male solo a pensarci… Questo drammatico episodio mi induce ad una riflessione, non sempre dietro ai giudizi, anche a quelli “amichevoli”, si nasconde la verità. Il mondo è pieno di episodi in cui grandi artisti, musicisti, attori, ecc. avrebbero dovuto rinunciare alla loro passione e  al loro talento, in virtù di una critica, o peggio, di un giudizio “a lasciar perdere…”  Ascoltate tutti, l’umiltà è un enorme pregio, ma poi seguite solo il vostro cuore! Non avrete rimpianti.

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A. Modigliani, Jeanne Hébuterne con cappello e collana

La morte precoce di questo immenso artista ci ha lasciato un vuoto incolmabile (mi chiedo perché ancora in Italia e precisamente a Livorno, non gli sia stato dedicato un museo),  chissà quale evoluzione avrebbe avuto la sua arte. Sicuramente negli ultimi lavori, come nei magnifici nudi, c’è speranza ma anche tutta la tristezza del suo destino, questa tristezza è infusa nei volti delle donne.

Chi ti ha incontrato, ti è stato amico, o ti ha solo “sfiorato”, ha avuto un’immensa fortuna,  ha beneficiato della tua vivacità intellettiva, della tua fragile ed immensa  sensibilità, del tuo carattere ardente, e soprattutto di un arte che c’è stata, c’è e ci sarà per sempre.

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Alcuni schizzi di fogge anni ’20 di Beatrice Brandini

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Grazie Amedeo Modigliani! Hai lasciato un inestimabile patrimonio per tutte le generazioni future.

Buona vita a tutti

Beatrice

11 commenti su “Modigliani: grazia e tormento, arte e poesia

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