RAGAZZE CON LA SCIARPA: Il Mostro

“Il mostro” di Beatrice Brandini

Una ragazza piuttosto brutta, con i denti storti, occhiali dalle lenti spessissime, era bistrattata e offesa da tutti, presa in giro quotidianamente. Quando era fortunata veniva solo snobbata, ignorata, come se non esistesse, altrimenti, il più delle volte, derisa dai soliti bulli (cretini) a scuola e fuori, come se fosse un’appestata.

Umiliata e guardata spesso con una smorfia di disgusto, frequentemente sentiva la parola peggiore che si possa dire a una persona, figuriamoci ad una giovane ragazza, ovvero “ecco il mostro!”.

Si chiamava Gemma, ma nessuno la chiamava con il suo nome, di solito “la chiavica”,  “lo scherzo della natura” e tanti altri pseudonimi della peggior specie. A scuola però aveva preso piede “il mostro” e ogni volta che Gemma lo sentiva, anche se qualche volta bisbigliato, sprofondava in un vortice di tristezza che le suggeriva pensieri negativi, come volersi suicidare o nascondersi per il resto della sua vita.

La povera Gemma comminava a testa bassa e non sorrideva mai, neppure quando poteva, insomma ormai si muoveva come uno zombie.

“Il primo cambiamento” di Beatrice Brandini

Nonostante l’aspetto, era una ragazza piuttosto intelligente, infatti a scuola una professoressa cercava sempre di tirarla su, le faceva notare che era una delle studentesse più brillanti, una delle poche che s’impegnava costantemente, secondo lei era proprio una bella persona. I genitori erano persone modeste, ma le volevano un gran bene, piangevano spesso vedendola così triste, e sul suo aspetto si sentivano un po’ responsabili poiché entrambi erano poco attraenti. Sua mamma pregava ogni giorno affinché sua figlia non sentisse nel cuore solo tristezza e solitudine, e che presto potesse risollevarsi e capire che al mondo non esiste solo l’aspetto esteriore,  quello era un bluff, anche se la società moderna, sempre più edonista, lo proclamava come un diktat.

Gemma era innamorata di un ragazzo che mai l’aveva degnata di uno sguardo, un giorno si incrociarono nel corridoio della scuola e anche lui si fece sfuggire a bassa voce “chi è sto mostro?”. Gemma lo sentì e ne fu distrutta; uscendo da scuola non volle tornare a casa ma si diresse sulla cima di una torre in città,  lì meditò se buttarsi di sotto. Con lo sguardo perso nel vuoto, pensava che forse se fosse sparita per sempre qualcuno dopo si sarebbe accorto di lei, o almeno si sarebbe potuto pentire del male che le aveva procurato. In quel momento sul muro della torre si posò un uccellino azzurro che non smetteva di cantare e guardare Gemma, il cinguettio che emetteva cantando, era così forte che in alcuni momenti appariva quasi fastidioso. Fu questo che attirò l’attenzione di Gemma. La ragazza pensò che volesse rimproverarla per aver pensato ad una cosa così brutta e assurda, in quell’attimo la ragazza voleva credere che quel piccolo uccellino fosse un angelo, la reincarnazione della sua amata nonna, che la esortava a non fare stupidaggini,  suggerendole di continuare a lottare; le diceva che la vita era bellissima e che per essa dobbiamo essere pronti a combattere, superando ostacoli che a volte ci sembrano insormontabili. 

“L’ uccellino azzurro” di Beatrice Brandini

Non era tutto da buttare… per esempio la sua insegnante di lettere la stimava molto per la serietà con cui affrontava la scuola, in particolare per come sopportava quelle brutte umiliazioni, frutto della stupidità e cattiveria di alcuni esseri umani. Dopo quel brutto episodio sulla torre, Gemma si buttò a capofitto nello studio, era già brava, ma diventò bravissima, e qualcuno cominciò a rispettarla.

Non appena ebbe la possibilità, finiti gli studi, la professoressa la segnalò ad una importante casa editrice e lì iniziò la sua gavetta come editor. Gemma leggeva bozze tutto il giorno, fantasticava, perdendosi nelle storie di autori sempre diversi,  era il lavoro più bello che potesse desiderare…. Inoltre, con i primi guadagni, aveva deciso di migliorare il suo aspetto, fisicamente non era affatto male, per il resto doveva lavorarci molto di più. 

Abbandonò i grossi occhiali spessi per delle lenti a contatto, aveva trovato un dentista capace che le aveva raddrizzato i due grossi incisivi, un esperto parrucchiere e una brava estetista, fecero il resto,. Decise di coltivare anche il suo corpo, facendo ginnastica e nuoto appena poteva, in questo modo si scaricava e non pensava alle cose brutte che avevano caratterizzato tutta la sua adolescenza.

“Gemma splendida ragazza” di Beatrice Brandini

Finalmente veniva notata anche per altro, anche se ormai Gemma era dedita alla scrittura, grata di averla salvata, trasportandola in mondi lontani attraverso l’immaginazione. Dopo un duro ma entusiasmante tirocinio, Gemma iniziò a scrivere qualcosa di suo. Amava da sempre passare il suo tempo sui libri, ma quel lavoro, quegli anni passati a leggere e leggere storie, le avevano fatto scoprire il suo vero talento. 

Gli appunti di quello che sarebbe potuto diventare il suo manoscritto fu sottoposto all’editore, il quale capì all’istante che la ragazza aveva del potenziale;  decise  così di darle una chance, se si fosse dedicata al suo romanzo, se lo avesse finito velocemente, lo avrebbe letto, e se fosse passato al suo severo giudizio, lo avrebbe anche potuto pubblicare. Gemma scrisse senza tregua, giorno e notte, tanto era eccitata e felice all’idea di diventare una vera scrittrice, lei che per tutta la vita leggeva e giudicava libri di altri. Era una grande occasione e Gemma non voleva perderla. Pensò a tutta la sua breve ma intensa vita, all’unica persona che l’aveva trattata con rispetto, la sua insegnante, ai libri, ai suoi amati genitori…, così il suo libro nacque di getto, era la sua storia e il titolo non poteva che essere “Il Mostro”. 

Il romanzo piacque moltissimo, fu pubblicato e fu un enorme successo. Moltissime furono le donne che si rispecchiarono in quella storia, donne che avevano vissuto episodi spiacevoli, e che,  ovviamente, diventarono sue grandissime fans. Gemma inviò la prima copia autografata alla sua insegnante, la quale leggendola pianse di felicità. 

Quel libro la catapultò nell’olimpo dei grandi autori. Gemma divenne una famosa scrittrice. Le librerie tenevano i suoi libri in vetrina, alcuni diventarono best seller; le riviste e i giornali facevano a gara per intervistarla, così come la televisione. 

“Best seller” di Beatrice Brandini

Il suo editore, per non farsela scappare, le fece un contratto milionario e Gemma divenne una donna molto ricca. 

Ma la sua più grande soddisfazione, oltre a ciò che scriveva, era la scelta di essere in copertina di tutti i suoi libri, ogni romanzo riportava sempre un suo primo piano. Il suo volto era ovunque, mai nessuno si permise più di criticare il suo aspetto, e quella fu la sua più grande rivincita. Il mostro era diventato una semplice parola sul vocabolario, mentre Gemma era diventata una Signora scrittrice e una Signora donna. 

Buona vita a tutti!

Beatrice

 

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