Carla Accardi, una vita in un’opera d’arte.

Antonella, la curatrice della mostra di Beatrice Brandini

Carla Accardi: Senza titolo, 1954

Carla Accardi è stata la pioniera dell’arte astratta (una magnifica anticipatrice), ma soprattutto una delle poche donne in un mondo dominato da uomini. Femminista, innovatrice, creativa, libera.

Un opera di Carla Accardi

La Accardi nasce a Trapani, figlia di un ingegnere e di una nobildonna, prende subito le distanze dalla “provincia” per approdare a Roma dove si stabilirà fino alla sua morte. Molto precoce nella passione per il disegno, si narra che il primo ritratto lo esegua a 11 anni, il primo autoritratto a 16.

Assecondata dal padre, che ne intuisce il talento, va a studiare a Firenze, dove però si annoia, ribellandosi alla moda della pittura figurativa. Infatti in quegli anni i grandi pittori come Casorati, Campigli, Sironi, De Chirico, erano tutti figurativi, del resto poi Firenze, culla del Rinascimento, con i suoi Botticelli, Beato Angelico o Michelangelo, non poteva certo fare un’eccezione, ma anzi era proprio il palcoscenico ideale a questa espressione artistica.

Carla Accardi nel 1966 con le sue “tende”

Sarà curiosando ciò che accade fuori dall’Italia ad avvicinare l’Accardi alle nuove avanguardie, ammirando Mondrian, Klee, Kandinsky ma soprattutto Matisse.

Tuttavia, le sue prime opere astratte non sono immuni da critiche e contestazioni, i primi detrattori sono i critici del Pci (Partito Comunista), alla quale lei e il marito Sanfilippo erano iscritti, ma anche autori illustri come Renato Guttuso, che difinisce il suo primo lavoro importante “Scomposizioni”, uno scarabocchio.

Carla Accardi: Piccoli Settori, 1962

Nel 1947 è tra i fondatori del gruppo Forma 1, con Attardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Turcato e Sanfilippo (quest’ultimo diventerà suo marito due anni più tardi). I membri del gruppo si definiscono “formalisti e marxisti” , in opposizione alla parte realista del Fronte Nuovo delle Arti, guidata da Renato Guttuso.

Nel 1948 prende parte alla XXIV Biennale di Venezia, e negli anni successivi ci sono le prime personali in Italia. Nel 1953 la sua pittura subisce un’evoluzione, un cambiamento verso la poetica del segno, nel 1954 un incontro importante, quello con il critico francese Michel Tapié, la consacrerà, facendola esporre fuori dai confini italiani, a Parigi per esempio, insieme a personalità come Burri o Fontana.

Carla Accardi: Nerorosso, 1994

Negli anni Cinquanta, in pieno clima informale, la Accardi crea composizioni dai segni definiti e circoscritti, dai colori netti , talvolta semplicemente in bianco e nero. 

Negli anni successivi sarà un tripudio di successi, esposizioni a New York, a Londra,  nel 1964 esporrà alla XXXVII Biennale di Venezia con una sala personale. La sua tecnica comincia a cambiare, in verità non era mai stata “tradizionale”, poiché aveva già rinnegato cavalletto e tavolozza per esprimersi appoggiando le tele su un tavolo o per terra. 

Carla Accardi: Colori Misti, vernice su sicofoil

“…. la mia pittura non può arrestarsi su un problema, porlo e definirlo una volta per tutte. Mi piace ruotare attorno a questo problema, vederne le diverse, possibili soluzioni, essere coerente e, al tempo stesso, in grado di cambiare”. Carla Accardi

Con il boom economico e l’avvento dei designer, la Accardi sperimenta ancora, scopre i sicofoil, un magico polimero che regala luminosità ai suoi dipinti. Col sicofoil crea oggetti tridimensionali, le famose “tende”, antenate dell’arte povera.

Carla Accardi: D’altri bui di viola, 1990 

Dagli anni Ottanta fino alla sua scomparsa, non si possono contare le retrospettive, le personali, le antologiche dedicate alla Accardi. Nel 2006 le sue opere sono esposte a New York alla Sperone Westwater Gallery insieme a quelle di Lucio Fontana.

Ma il suo indiscutibile talento non si fermava alla creazione; è stata una pioniera per i diritti delle donne, in anni in cui portare le proprie studentesse verso un dibattito sull’emancipazione femminile (insegnava storia dell’arte al liceo Papini di Roma) le costava il proprio posto di lavoro e un provvedimento disciplinare, tale da ripudiarla da tutte le scuole della Repubblica (erano gli anni Settanta, non il Medioevo!).

 

   

Tre schizzi con abiti che forse sarebbero piaciuti a Carla oggi. Di Beatrice Brandini

Era anche una donna elegantissima, mai con un capello fuori posto, dimostrando che eleganza e bellezza non devono essere mortificate in virtù di una credibilità di donna e di artista. 

Un ritratto di Carla Accardi

La Accardi, con il suo lavoro, la sua emancipazione e la sua libertà, ha dato voce alle donne su argomenti rivoluzionari, come quello della parità di genere che per quegli anni era davvero un’utopia.

Grazie Carla per la tua bellezza e per il tuo messaggio a noi donne.

Buona vita a tutti!

Beatrice

 

Un commento su “Carla Accardi, una vita in un’opera d’arte.

  1. Bello quest’ennesimo post sulle donne che hanno cambiato il mondo. Ho letto con passione anche quelli che ha pubblicato su Elsa Schiaparelli , Tamara de Lempicka, Lee Miller, Jean Seberg, la Marchesa Casati, Peggy Guggenheim e molte altre. Belle storie che grazie a lei arrivano forse anche alle nuove generazioni. Riccardo Toledo

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