Women Dressing Women @ Met

Particolare del banner della mostra

Women di Beatrice Brandini

Al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di NY si celebra la genialità, a volte trascurata, delle donne designer.

   

Overview della mostra del Met Women Dressing Women

Women Dressing Women è un tributo alle designer donne che, da inizio secolo scorso, hanno rivoluzionato la moda con fogge, creatività e soluzioni innovative e geniali, che solo delle donne potevano creare per altre donne.

   

Overview della mostra del Met Women Dressing Women

Si va dallo stile flipper degli anni ’20, agli abiti da lavoro degli anni ’40, dalla rivoluzione degli anni ’70, alle mise glamour degli anni ’80/90. Donne che hanno celebrato le donne con abiti funzionali e belli, a cui spesso è stata negata la stessa notorietà riservata agli uomini. 

Evening dress di Ann Lowe

Fortuny Delphos gown (disegnato dalla moglie di Mariano Fortuny, Henriette)

Women Dressing Women è uno sguardo esaustivo e stimolante al passato, un tributo alle donne che attraverso la moda hanno contribuito a cambiare canoni estetici ma anche la cultura. Una mostra che potremmo definire femminista, ma che a me piace chiamare “giusta”. Le donne della moda sono state e sono ancora moltissime, tante di loro hanno innovato e rivoluzionato il costume, ma spesso ce ne siamo dimenticati.

Overview della mostra del Met Women Dressing Women

La maglietta con slogan anti-nucleare Stay Alive di Katharine Hamnett

Si celebra la grandissima Vivienne Westwood che non è mai scesa a compromessi, non ha mai rinunciato alla sua estetica punk. Katharine Hamnett che ha creato, ante litteram, magliette con slogan a favore di ecologia e pace. Più in là con i decenni, pensiamo a Claire McCardell (vedi mio post del 2020: (https://www.beatricebrandini.it/claire-mccardell-lamericana-che-invento-lo-sportswear-rendendo-le-donne-piu-libere) che, sostenendo l’autonomia professionale femminile, ha introdotto elementi di funzionalità e libertà nelle sue creazioni, gli stessi che ritroviamo ancora oggi nel nostro abbigliamento quotidiano. 

Overview della mostra del Met Women Dressing Women

Alcune delle più grandi designer donne di sempre

Penso poi a Sonia Rykiel con la sua meravigliosa maglia; ad Ann Lowe, designer nera che ha lavorato durante il periodo di segregazione, suo è l’abito da sposa con spalle scoperte e volant di Jacqueline Kennedy, anche se all’epoca non ottenne nessun merito. E ancora Coco Chanel (libertà e allure, perle, tweed, pantaloni, le petite robe noir), Jeanne Lanvin (creativa e visionaria), Elsa Schiaparelli (la sorpresa in un abito, ma anche l’arte), Madame Grès (tagli scultorei per un eleganza senza tempo), Madeleine Vionnet (la regina dello sbieco), Donna Karan (ha conferito classe allo stile americano), Jil Sander (minimale e raffinata), Diane von Furstenberg (suo il vestito più copiato, ancora oggi, il wrap-dress), Krizia (la prima nel comprendere il concetto di lifestyle), Rei Kawakubo (geniale), Miuccia Prada (innovazione, creatività e coraggio, mai scontata), Maria Grazia Chiuri (oggi orgogliosamente al capo di Dior, la prima donna a rivestire questo incarico)….

La mostra si articola su quattro temi: anonimato, visibilità, rappresentanza e assenza/omissione. Il primo tema e l’ultimo sono importantissimi; l’anonimato  vuole valorizzare la figura della sarta nel proprio laboratorio, figura che evolvendosi è diventata quella della couturière e della designer, fondamentale da sempre al sistema moda. L’ultimo, quello dell’assenza, prende in esame quella categoria di che solo recentemente ha ricevuto crediti per il proprio lavoro, riconoscimenti precedentemente nascosti.

Alcune delle più grandi designer donne di sempre 

Insomma una mostra bellissima che sottolinea quanti sono stati i talenti femminili, vissuti in epoche diverse, ma soprattutto che il ruolo delle donne, anche in ambito creativo, non può mai essere separato da quello che hanno avuto nella società. Pensiamo che il diritto di votare per le donne italiane risale al NON lontano 1945 (America 1920, Germania 1919, Regno Unito 1928, Francia 1944, Cina e India 1949, Messico 1953….). Date tristemente troppo recenti, soprattutto se consideriamo che il primo suffragio universale risale al lontano 1893 (Nuova Zelanda). 

Ecco credo che è di questo che dovremmo parlare, insieme alla disparità dei salari, all’impossibilità di gestire, e quindi dover per forza scegliere, tra carriera e famiglia,  alla libertà di studiare … e non su assurdità come quella su Biancaneve, che non era consenziente quando è stata baciata dal Principe.

Buona vita a tutti!

Beatrice

 

 

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